top of page

3 esercizi contro la spalla congelata

Aggiornamento: 29 gen 2022

Se ti hanno diagnosticato la capsulite adesiva, più comunemente chiamata “spalla congelata”, o noti una forte limitazione dei movimenti questo articolo è quello che fa per te!


Continuando a leggere scoprirai di cosa stiamo parlando e cosa puoi fare per migliorare i tuoi sintomi.


Ti lascio l'indice dell'articolo per saltare le parti che non ti interessano, ma ti consiglio di leggerlo tutto perché è importante:

Iniziamo dall’anatomia della spalla e dal ruolo che la capsula ha nel permetterci di compiere i tutti i movimenti.

Immagina la capsula articolare come un tessuto semielastico che avvolge la componente ossea e tendino-legamentosa. Questa è composta da tessuto connettivo ed alcune fibre muscolari sparse. In questo modo partecipa attivamente ai movimenti mantenendo il giusto rapporto articolare tra omero e glena, sostenendo così l’attività muscolare. Anche se da quello che ti detto potrebbe sembrare una struttura ben definita in realtà anatomicamente non è così. È impossibile dividerla nettamente dalle altre strutture.


Ma qual’è la causa di questa patologia? Purtroppo l’eziologia è ancora sconosciuta e per questo non si sa come evitarla. I dati scientifici mostrano però una prevalenza maggiore nelle donne tra i 40 e i 60 anni rispetto agli uomini. Questo sembrerebbe indicare che vi sia una predisposizione dovuta ai cambiamenti ormonali durante la menopausa. Ma condizioni favorevoli possono essere anche microtraumi ripetuti nel tempo e attività ripetitive, per esempio legate al lavoro, regresse tendinopatie, immobilizzazione prolungata dopo un infortunio, diabete ed altre patologie metaboliche.


Inizialmente, dalla manifestazione dei primi sintomi alla risoluzione della patologia, si tendeva a dividere in tre fasi l’evoluzione della spalla congelata: una prima fase irritativa, dove il dolore è presente anche a riposo; una seconda fase con dolore intenso associato a una importante limitazione nei movimenti; l’ultima fase di remissione dei sintomi.

Alcuni studi recenti invece preferiscono dividere l’evoluzione della sintomatologia in sole due fasi:


FASE 1

Inizialmente il dolore è presente in tutti i movimenti e prevale rispetto alla limitazione funzionale


FASE 2

In questa fase la limitazione nei movimenti aumenta mentre il dolore è molto inferiore rispetto alla fase precedente



Il trattamento è nella maggior parte dei casi conservativo, ma bisogna tenere presente i tempi di guarigione. Solitamente i tempi sono piuttosto dilatati rispetto ad altre patologie. È necessario considerare un periodo di circa 6-12 mesi, che ovviamente varia a seconda di molti fattori.


Il primo obiettivo della fisioterapia è ridurre il dolore, talvolta presente anche a riposo. Questo si può ottenere con la terapia manuale, terapie strumentali antalgiche e infiltrazioni intracapsulari. Quest’ultime prevedono un cocktail di cortisone e soluzione fisiologica, dalla forte azione antinfiammatoria.


Il secondo obiettivo è quello di migliorare il movimento attraverso esercizi di mobilità ed articolarità, supervisionati dal fisioterapista ed auto-assistite dal paziente stesso. Soprattutto in questa fase è importante la frequenza dei movimenti e degli esercizi, perciò di tende ad educare il paziente a svolgere in autonomia esercizi a domicilio.


Ti propongo 3 semplici esercizi e uno bonus per iniziare!

  1. Da supino, prendi con la mano controlaterale il polso del braccio che ti fa male e con un movimento lento portalo verso l’alto fin dove arrivi. Quando il dolore aumenta o senti un blocco fermati e torna indietro. Il mio consiglio è di farlo spesso e lentamente, senza forzare troppo la spalla nella fase irritativa perché potrebbe essere controproducente.

  2. In piedi, poggia le mani sul piano del tavolo e fai scivolare le mani in avanti piegando contemporaneamente le gambe. Puoi aiutarti poggiando le mani su un asciugamano in modo da scivolare più facilmente sul piano.

  3. Sempre in piedi, puoi usare lo stipite della porta per svolgere il prossimo esercizio. Posizionati con il volto davanti al muro al lato della porta e piega il gomito a 90°e la mano appoggiata al bordo della porta. Inizia a ruotare lentamente su te stesso tenendo la mano ferma. Fai attenzione a non allontanare il gomito dal tuo fianco. Se preferisci potresti usare un asciugamano arrotolato sotto il gomito per aiutarti. Se l’asciugamano cade non stai tenendo il gomito addotto al fianco.

  4. L’ultimo esercizio che voglio spiegarti è lo Sleeper Stretch! Può sembrare complicato, ma sono sicura riuscirai a farlo bene. Posizionati sdraiato sul fianco, proprio sopra la spalla che ti fa male e posiziona il braccio steso perpendicolare al tronco. Adesso piega il gomito verso il tuo viso a formare un angolo di 90°. Prenditi la mano con quella controlaterale e spingi il braccio verso il piano su cui sei poggiato. Ti farà un pò male e non riuscirai ad arrivare a toccare il lettino, ma con un pò di esercizio vedrai i miglioramenti. Fai la stessa cosa, spingendo la mano dove sta il cuscino per migliorare la rotazione esterna. Il primo movimento di aiuterà a portare successivamente la mano dietro la schiena, come per allacciare il reggiseno, mentre il secondo ti farà portare la mano dietro la testa, come quando ti pettini i capelli

Successivamente si può incrementare il lavoro con esercizi di rinforzo muscolare attraverso l’utilizzo di pesi ed elastici.

Se vuoi sapere come posso aiutarti clicca qui

Comments


Post: Blog2_Post

©2021Tutti i diritti riservati. Sito gestito da Martina Carafa, P.I. 13158471006. Creato con Wix.com

bottom of page